Le immagini come deformazione e traduzione degli impulsi

Stimolo – sensi interni/esterni – memoria – coscienza – livelli – centri – risposta

C – Chiamiamo impulsi i segnali che arrivano alla coscienza dall’apparato dei sensi o da quello della memoria e che la coscienza traduce in immagini attraverso le vie astrattive o associative.

Gli impulsi subiscono numerose trasformazioni e traduzioni anche prima di essere trasformati in immagini. Gli impulsi che arrivano al coordinatore, provenienti dai sensi e dalla memoria, sono trasformati in rappresentazioni, strutture di percezione ed evocazione che vengono elaborate al fine di trovare risposte efficaci nel lavoro di ricerca dell’equilibrio tra ambiente interno ed esterno.

Esercizio di traduzione. 

Tradurre un suono in un segno immediato.
Tradurre un segno in un suono.

Autoliberazione.

Gli impulsi possono essere trasformati e tradotti dopo essere arrivati alla coscienza in diversi modi: A) Come nel caso in cui impulsi auditivi o sinestesici vengono tradotti in immagini visive. B) Come quando un impulso percettivo, proveniente da un senso, viene strutturato nella coscienza insieme a dati percettivi forniti dagli altri sensi, a dati di memoria, a dati immaginari, a vari vissuti interni incluso quello che la coscienza ha della propria attività. C) Attraverso l’elaborazione che le vie astrattive o associative effettuano sull’impulso, trasformandolo in immagini caratteristiche (simboli, allegorie, segni) che dipendono dal livello di coscienza che è in azione.

Effettivamente i fenomeni di trasformazione e traduzione di impulsi creano notevoli complicazioni quando si vuole seguire il percorso degli impulsi in generale. Seguire un determinato impulso risulta difficile proprio per le trasformazioni a cui può andare in contro nel corso del suo cammino. Proprio la mobilità degli impulsi e la loro capacità di essere trasformati e tradotti ha impedito agli studiosi che se ne sono occupati, di comprendere il corretto funzionamento dello psichismo.

Attraverso il meccanismo di traduzione degli impulsi, sia una disfunzione organica che una sovraccarica sessuale o emotiva possono trasformarsi in immagini, spesso di tipo visivo. Però tali immagini relative ai sensi esterni, prodotte in questo modo, sono sempre accompagnate da un clima emotivo diffuso che è caratteristico degli impulsi originali provenienti dall’intracorpo.

D – Le operazioni di trasformazione e traduzione degli impulsi sono in stretto rapporto con i seguenti fattori:

1. con il dolore. 
2. con la sofferenza. 

1. Con il dolore. Infatti gli impulsi sensoriali che generano dolore vengono in genere immediatamente trasformati e tradotti in modo illusorio – cioè deformati – e subiscono poi nuove deformazioni quando vengono rievocati. Tali impulsi si trasformano quindi in immagini che non corrispondono agli stimoli iniziali e che attivano risposte che ancora meno corrispondono a tali stimoli. Tutto questo produce un aumento del vissuto psicologico della sofferenza.

2. Con la sofferenza. Gli impulsi iniziali che la producono vengono in genere deformati e trasformati quando vengono rappresentati o, ancora prima, nella memoria.

Quindi sia la sensazione di dolore sia quella di sofferenza vengono trasformate o tradotte ad opera dell’immaginazione o della memoria. Da questo deriva che molte sofferenze esistono solo nelle immagini. Il nostro interesse sta nel comprendere in che modo gli impulsi si associano e si strutturano per poter produrre trasformazioni dirette verso la liberazione dalla sofferenza.

livelli e immagini

E – Il fenomeno di traduzione degli impulsi in immagini aumenta nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa. Questo accade perché, quando il livello di coscienza di una persona si abbassa, i suoi sensi esterni, come ad esempio la vista, si sconnettono dal mondo esterno mentre la soglia di percezione dei sensi interni si amplia considerevolmente.

Esercizio di traduzione.

Ora dovete tradurre in immagini visive un racconto. Dopo l’esercizio vedremo come ognuno di voi ha tradotto questi stimoli. 

a. Lettura dell’esperienza guidata “Le maschere”.

Infatti, gli impulsi sinestesici, che nella veglia raggiungono la coscienza solo come climi diffusi, nel sonno vengono tradotti in immagini visive intense e nitide.

Ci sono tre tipi di trasformazione degli impulsi: la “traduzione”, la “deformazione” e l’“assenza”.

Esempio 1.

La sensazione risultante da una cattiva posizione di un braccio, che in veglia viene interpretata come “formicolio”, nel sogno, può apparire tradotta in immagini visive in cui appaiono delle formiche che camminano sul braccio stesso. Queste immagini, nel sogno, hanno la funzione di aiutare la persona a correggere la posizione del braccio senza svegliarsi. Esse, però, possono anche dar luogo, per associazione, ad una lunga catena di altre immagini, dalle quali si forma la trama, l’argomento, più o meno complicato del sogno.

Un aumento di acidità nello stomaco può venire tradotto nell’immagine di un incendio; un problema di tipo respiratorio in un’immagine in cui il dormiente viene seppellito; una disfunzione cardiaca in una frecciata; un eccesso di gas intestinale può apparire come il volo di un pallone, e una sovraccarica sessuale può venire tradotta in immagini visive, uditive e tattili relative al sesso opposto.

Esempio 2:

Gli stimoli provenienti dal mondo esterno possono essere semplicemente deformati senza essere necessariamente tradotti da un senso ad un altro. Per esempio, lo squillo del telefono può diventare, nel sogno, un suono di campane; qualcuno che bussa alla porta può diventare il vecchio calzolaio che si trova in tante favole; le lenzuola avvolte intorno alle gambe possono diventare una palude piena di ostacoli, che però possiede qualità tattili simili a quelle dello stimolo.

Esempio 3:

Un altro importante caso di trasformazione degli impulsi è quello che chiamiamo “assenza“. Questa si manifesta nelle anestesie intracorporee, caratterizzate dalla mancanza di sensazione di membra o di organi o da qualche carenza o difetto in un senso esterno. L’assenza di questi impulsi sensoriali viene sperimentata come clima di “mancanza di identità”, di “sconnessione dal mondo”, ecc. Nei livelli bassi di coscienza, l’assenza di tali stimoli può essere compensata da differenti deformazioni o traduzioni, che dipendono dal tipo di catena associativa che meglio compie la funzione di equilibrare lo psichismo.

F – Quando rappresentiamo un suono, o un gusto o un profumo e via dicendo, esso diventa una immagine. Per questo ne distinguiamo differenti tipi: visive, auditive, olfattive, gustative, tattili, cenestesiche (sono le sensazioni interne) e cinestesiche (indicano la posizione e il movimento del corpo).

La coscienza struttura l’informazione apportata dai sensi in una forma, caratteristica che dipende dalle vie di percezione usate; pertanto di un oggetto si potranno avere forme distinte a seconda dei canali di sensazione usati, della prospettiva con cui l’oggetto si è presentato, del tipo di strutturazione effettuato dalla coscienza in funzione del livello di coscienza (veglia, dormiveglia, sonno).

Esercizio:

evocate l’immagine di un bacio; evocate la voce di una persona amica; evocate il profumo di una pietanza a voi gradita ora ricordatene il sapore;  evocate la sensazione di fame o di febbre.

Figure – Omino che saliva di fronte ad un piatto succulento + Quadri di Dalì, Tanguy e Bacon. + schema dello psichismo con evidenziata la parte interessata.

Le immagini non essendo solo visive, come s’intende convenzionalmente, sono quindi alla base non solo delle arti visive ma anche di quelle musicali, plastiche, motorie, verbali, ecc. In questo senso tutti i criteri della rappresentazione ossia dello spazio e della forma si possono applicare anche ai suoni e alle parole, ad esempio. Per questo lo studio simbolico ed allegorico va ben oltre la sola rappresentazione visiva, toccando sia la musica che la narrativa.

Per questo motivo noi tendiamo a completare i dati mancanti in una rappresentazione artistica. Ad una immagine visiva forniamo delle musiche, degli odori, ecc. Il caso più eclatante di completamento della rappresentazione avviene nella narrativa, quando leggiamo un racconto o un romanzo, ci immaginiamo tutto quel che manca, sicuramente tutte le scene, i volti, i vestiti, ma anche le voci, le sensazioni di dolore, piacere ecc.. Senza questa azione di “immaginazione” globale l’arte per noi sarebbe esclusivamente una percezione, qualcosa di sensoriale, invece la forza espressiva di un’opera d’arte si misura nella sua capacità di farci vivere un’esperienza il più completa possibile, che quindi non solo ci stimola al presente, ma ci evoca dei ricordi e ci porta ad immaginare delle realtà inesistenti. Ci coinvolge fortemente in tutte le tre vie della coscienza ricordo, sensazione ed immaginazione.

Funzioni delle immagini


L’immagine compie la funzione di:

1. attivare i centri di risposta per allontanare o avvicinare la struttura psicofisica dagli stimoli a secondo delle loro caratteristiche piacevoli o dolorose. 

Si ricorre all’immaginazione anche nel caso della memoria, i cui dati piacevoli o dolorosi, attivano la struttura psicofisica in una o in un’altra direzione.

Esempio:

Quando noi tocchiamo una fiamma immediatamente ritraiamo la mano, e dopo una prima esperienza, è la memoria che ci fornisce i dati che ci permettono di non ripetere la sensazione dolorosa. Allo stesso modo è sempre la memoria che ci porta a ripetere le azioni di piacere. 

Approfondimento e collegamento Simo: visto lo schema semplice dello psichismo stimolo-risposta, l’immagine compie la funzione di connessione del circuito. Il primo istinto dello psichismo è quello di compensare ed equilibrare gli scompensi esterni ed interni. Quindi il fenomeno istintivo e più veloce delle immagini è la salvaguardia e il sostentamento della struttura che sperimenta ciò che è utile alla sua crescita come piacere e ciò che è dannoso come dolore e sofferenza.

2. Trasporta cariche psicologiche a livello fisico.

Da autoliberazione: trasportare gli impulsi ai centri di risposta; quando sorge, un’immagine tende ad attivare una risposta grazie al meccanismo della tonicità muscolare (V.); invece quando sorge un’astrazione non necessariamente si attiva una risposta. Pertanto diciamo che l’immagine porta cariche psichiche a livello somatico, che essa funziona da connessione, da ponte tra le diverse attività psichiche, trasportando cariche da un punto all’altro. L’immagine trasferisce impulsi che possono essere tensioni, irritazioni, dati di percezione, dati di memoria. In sintesi i diversi impulsi vengono tradotti in immagini, che si spostano verso i centri, i quali muovono il corpo.

Quando sorge una immagine tende ad attivare una risposta grazie al meccanismo della “tonicità muscolare”. Pertanto diciamo che l’immagine porta cariche psichiche da un punto all’altro, trasferendo impulsi che in certe occasioni possono essere tensioni, irritazioni, o dati di memoria. Questi impulsi si convertono in immagini che, inviando segnali ai centri, terminano attivando il corpo. Attraverso l’immagine i registri di piacere o dolore possono manifestarsi nell’attività del corpo.

Ad esempio quando ricordiamo o percepiamo un alimento che ci piace molto e ci viene “l’acquolina in bocca”, cioè, comincia a funzionare l’apparato digestivo attivando le ghiandole salivarie, la secrezione dei succhi gastrici, e poi muove tutto il corpo che si alza e si dirige verso il frigorifero.

Approfondimento: allo stesso modo agiscono le immagini indotte dalla pubblicità. Queste immagini studiate con forti cariche sessuali, fanno scattare il sistema ormonale, e vengono associate al piacere sessuale.

Anche nel campo artistico si è sviluppato tutto l’aspetto “sensitivo sensuale” delle immagni a partire dalla loro caratteristica di portare cariche psicologiche a livello fisico. Ad esempio i surrealisti come Tanguy e Dalì, trasmisero in tante delle loro forme la carica fisica sessuale e vegetativa, come ha fatto anche Bacon. L’immagine quindi evoca non solo rappresentazioni visive ma anche corporee legate ai sensi esterni ed interni.

3. Scarica tensioni nella rappresentazione che può essere catartica o trasfereziale.

3a. L’utilità del meccanismo della funzione “catartica” dell’immagine, è notevole per l’economia dello psichismo, cioè scaricare tensioni mediante l’evocazione di situazioni piacevoli o dolorose.

Da autoliberazione: scaricare tensioni attraverso la rappresentazione utilizzando lo stesso meccanismo – descritto precedentemente – di avvicinamento al piacere e di allontanamento dal dolore; solo che in questo caso il piacere e il dolore si riferiscono alle attività della mente. In questo senso, la rievocazione di sensazioni piacevoli serve all’economia dello psichismo. Questa viene chiamata “funzione catartica dell’immagine”.

Esempio:

il signore passa vari mesi lavorando nell’ufficio, le cartelle si accumulano, il capo è ogni volta più insopportabile, la stanchezza è evidente, già non ne può più….però, cominciano ad apparire immagini di un bellissimo mare, di sabbia bianca, un soave sole…. E lui si dice: “manca poco per le vacanze in quel bel posto balneare, e lì si che starò bene!!!!”. Producendo una scarica della momentanea tensione che lo opprimeva.

Questa scarica di tensioni è di fondamentale necessità per l’equilibrio dello psichismo. La pratica catartica, definita così dai filosofi greci in riferimento al teatro, permette ai sovraccarichi energetici che si esprimono con malessere (che può essere sperimentato   sia a livello fisico che mentale, emotivo o vegetativo) di potersi scaricare. Le immagini sono come un parafulmine, piuttosto che colpire e danneggiare la casa, la forte carica del fulmine viene convogliata ed in qualche modo scaricata da immagini che chiameremo “compensatorie”. Questa funzione “catartica” non lavora però sull’origine di tali tensioni come invece avviene con la funzione “trasferenziale”.

3b. L’immagine può svolgere una “funzione trasferenziale”, quando questa si separa dal campo di impulsi da cui ha avuto origine.

Da autoliberazione: l’immagine può svolgere una funzione trasferenziale quando si separa dal campo di impulsi da cui ha avuto origine.

Esempio 1:

il meccanismo di comicità si basa sullo spostamento di carica negativa da dei contenuti “tragici” resi paradossali, assurdi, ridicoli o clawneschi dal comico e dalla rappresentazione teatrale, letteraria o cinematografica. Quando la comicità è di un certo livello avvengono delle trasferenze a livello superficiale molto simili alla “catarsi” che avviene col riso e con il pianto.

Esempio 2:

a livello personale il superamento di una paura di una situazione, persona od oggetto, avviene purché attraverso un lavoro di presa di coscienza, si riesce a spostare, e quindi poi a dissolverle le cariche negative. Per compiere questo passo è necessario saper distinguere l’immagine della situazione dal significato che noi gli attribuiamo, ossia distinguere la rappresentazione in se, ed il significato o carica che noi gli diamo. Solo riconoscendone la possibilità di disgiunzione attraverso un processo di “disidentificazione” se ne può cambiare la carica.

Simo. Questa funzione di trasferire delle cariche da un nucleo di immagini ad un altro si manifesta nel processo di riconciliazione, di perdono di accettazione del passato. La rappresentazione del passato vene così reintegrata e nuovamente “rimodellata” e attualizzato. 

Questo costante maneggio di ciò che si credeva solo in un modo ed invece può essere rappresentato anche in altri, è la sfida che ogni artista ha dovuto accettare nei confronti del passato. Questa possibilità di cambiare delle cariche è alla base di una di quelle che possiamo definire leggi creative. Ad esempio Dalì con la sua rivisitazione della gioconda ha modificato la carica austera e solenne, come anche il contrario lo stesso Duchamp ha fatto con un semplice urinatorio. 

Figure – Gioconda di Dalì + Fontana di Duchamp

Questa capacità di dissociare la carica psichica di una immagine spostandola su di un’altra è di fondamentale utilità per l’artista. L’artista attraverso la pratica creativa non solo ha la possibilità di attuare dei veri e propri cambiamenti a livello profondo, ma anche, attraverso la sua rappresentazione esterna, l’opera d’arte, di fornire uno “schermo” in cui altre persone possano compiere a loro volta dei cambiamenti. In questo senso si esprime la gratitudine delle persone nei confronti dei vari artisti che in qualche modo hanno contribuito ad uno sviluppo psicologico della società, in alcuni casi grazie alla loro capacità “trasferenziale”. Le opere trasferenziali sono solo quelle che in qualche modo hanno permesso, attraverso la satira ad esempio e la persuasione, di cambiare un atteggiamento di fronte ad una situazione “fissa o immutabile”, hanno in qualche modo spezzato dei tabù, rotto con una visione assoluta della realtà.

4. Una immagine sorge quando si registra un impulso proveniente dai sensi o dalla memoria. Sono le immagini, che accompagnano le percezioni dei sensi, a generare un’attività di risposta allo stimolo iniziale e non la sola sensazione o percezione.

Da autoliberazione: Ogni impulso proveniente dai sensi o dalla memoria suscita un’immagine nell’apparato di registrazione. L’immagine che accompagna la percezione attiva una risposta allo stimolo iniziale. Quindi non è la percezione ad attivare la risposta, ma l’immagine suscitata dalla percezione. Non è lo stimolo che muove i muscoli, ma è l’immagine che agisce sui sistemi muscolari esterno ed interno facendo sì che si attivino numerosi fenomeni fisiologici. Usando questo punto di vista, diciamo che l’immagine ha la funzione di restituire, apportare, devolvere energia al mondo esterno dal quale arrivano le sensazioni.

Simo. Con questa affermazione si vuole porre l’enfasi sulla funzione di risposta della coscienza agli stimoli, risposta non che avviene meccanicamente a partire da un impulso (come afferma una parte della psicologia), ma da una elaborazione attiva e complessa della coscienza che si esprime nella rappresentazione di una immagine. In questo modo la nostra interpretazione affida un ruolo fondamentale all’immagine e all’immaginazione, ruolo molto spesso negato dalla psicologia ufficiale.

Nel nostro specifico campo artistico deduciamo che il controllo delle immagini sociali da parte dei ceti di potere si basassero e si basino sulla necessità di orientare con questa “forza” le popolazioni in direzioni a loro convenienti e che quindi hanno sempre avuto bisogno non solo di tecnici ed ingegneri per fortificare le città e costruire armi, di religioni per spigare i fenomeni inspiegabili, e di eserciti, ma anche di artisti o artigiani per rappresentarne i valori, le gesta, il rango, ecc.. Attraverso la rappresentazione di immagini si è sempre cercato di installarsi nella centrale “operativa” del funzionamento dello psichismo, non comprendendone i meccanismi ma utilizzandone le risposte.

Approfondimenti di Silo


Esempio:

“Per allungare un braccio, aprire una mano e prendere un oggetto, ho bisogno di ricevere informazioni sulla posizione del braccio e della mano. Queste mi arrivano grazie a percezioni cinestesiche e cenestesiche, cioè percezioni provenienti dall’intracorpo, il quale è dotato di sensori che eseguono compiti specializzati, proprio come fanno i sensori tattili, uditivi, gustativi, visivi, olfattivi dei sensi esterni. Ho anche bisogno di mettere insieme dei dati visivi riguardanti la distanza tra il mio corpo e l’oggetto. In altre parole prima di estendere il braccio debbo raccogliere una complessa quantità di informazioni, una “struttura di percezioni” e non una semplice somma di percezioni separate.”

Nel mentre mi dispongo a prendere un oggetto, effettuo anche una selezione dell’informazione, scartando quella che al momento non mi serve. La concezione secondo la quale mi limito a rimanere passivo mentre percepisco mi risulta del tutto inadeguata a spiegare il fatto che posso dare direzione ad una struttura di percezioni conformemente all’intenzione di prender un oggetto. Tutto ciò mi diventa più chiaro quando passo ad eseguire il movimento: mi rendo conto che posso “aggiustare” continuamente il movimento stesso grazie ai dati che i sensi mi forniscono su di esso secondo un meccanismo di retroalimentazione. È chiaro che la semplice percezione non È in grado di spiegare come possa mettere in movimento il braccio e riaggiustarne la traiettoria. A questo punto, per evitare di confondere le diverse sensazioni, decido, una volta collocatomi di fronte all’oggetto, di eseguire ad occhi chiusi le operazioni con il braccio e la mano. Sperimento nuovamente le sensazioni interne ma, in assenza della vista il calcolo della distanza mi risulta difficile. Se rappresentandolo, sbaglio la posizione dell’oggetto, se cioè lo immagino in un luogo diverso da quello in cui esso si trova realmente, sicuramente la mia mano non riuscirà a prenderlo. La mia mano, cioè, si muoverà nella direzione “tracciata” dall’immagine visiva. Altrettanto posso esperire con gli altri sensi esterni che traggono informazioni dai fenomeni: anche ad essi corrispondono delle immagini che sono, apparentemente, delle “copie” delle percezioni. Posso infatti contare su delle immagini gustative, olfattive, ecc. Così come su immagini corrispondenti ai sensi interni, quali posizione, movimento, dolore, acidità, pressione interna, ecc.

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