L’espressione non è separabile dal significato. Quando si esprime qualcosa, che per l’altro non è comprensibile, la coscienza compensa cercando di strutturare immediatamente un significato.
Inoltre, qualsiasi significato cerca sempre di prendere forma come espressione.
Esercizio:
gioco dei mimi in cui il mimo sa il significato e lo deve esprimere in maniera non verbale,
I significati e le espressioni hanno differenti ampiezze e livelli di linguaggio e quando si miscelano, molto frequentemente, si producono errori nella comunicazione. Il livello delle espressioni dipende dal contesto e dalla maggiore o minore ampiezza. mentre gli altri partecipanti senza sapere il significato lo devono attribuire alle differenti espressioni del mimo.
Espressione e significato sono una struttura. Quando il significato di una espressione è sconosciuto, il segno perde valore operativo.
(anche se, in matematica ad esempio, si utilizzano segni che indicano valori sconosciuti)
Le espressioni equivoche, interpretabili e contraddittorie sono quelle che assumono vari significati, e la loro comprensione dipende dal contesto. In realtà quasi tutti i segni, in particolare i linguaggi e gli alfabeti, ammettono più di un significato, a volte opposto.
Il contesto serve per uniformare il livello del linguaggio formato dai segni. Nelle matematiche, nella logica matematica e nella musica, il contesto solitamente è esplicito.
Fig. una partitura di 4/4 in chiave di violino; esempio di contesti matematici come Celsius e Fahrenheit, i minuti – ore 60” oppure 60° °C °F, 60 Kg, 60 l, 60 €
Il problema dei contesti e dei livelli di linguaggio si può anche semplificare nel seguente modo. Se diciamo: “Giovanni ama Maria”; si sta indicando che c’è una azione di Giovanni su Maria, stabilendo tra loro una relazione di tipo affettivo e affermando che Giovanni si relaziona con Maria in un modo particolare.
Sarebbe differente dire: “L’espressione – Giovanni ama Maria – è falsa”. In questo caso, si sta mettendo l’accento nella strutturazione formale, in maniera tale che il contesto ed il livello del linguaggio sono chiaramente distinti.
I contesti di solito sono posti fuori dell’ambito di un livello di linguaggio dato, sorgendo da espressioni senza categorie o occasionali. Se a qualcuno bussando alla porta gli viene chiesto: “Chi è “, e l’altro risponde: “Io!” in questo modo dà per scontato che l’altra persona sappia chi sia, ma non lo saprà per il vocabolo “io”, giacché il termine può essere usato da molte persone per designare se stessi. Colui che risponde “io” da per scontato che sta agendo con un contesto occasionale (l’orario, il tono di voce, un accordo previo, ecc.) che da significato a quella espressione. I contesti occasionali sono taciti e pertanto non compaiono nelle espressioni usate.
Il linguaggio retorico è difficile da trasferire al linguaggio scritto proprio per il contesto tacito che circonda le parole. I silenzi, l’enfasi e le pause nella voce non appaiono scritti, trascurando l’ambientazione generale nella quale tale discorso o conversazione erano inseriti. Nel caso menzionato riprodurre testualmente le locuzioni è una deformazione in quanto manca il contesto generale.
Differenziamo nella segnica le espressioni dai significati e questi dai contesti manifesti, taciti o occasionali, esterni al gioco delle espressioni.
Fig. contesto manifesto (musica) contesto tacito (fumetto di uccisione) o occasionale (sono “IO”)
In quanto al segno come tale, può essere espressione di un significato o compiere la funzione di segnalare per associazione.
Vediamo il caso: il linguaggio di fumo di alcune tribù americane si basa, logicamente, su convenzioni nel quale giocano le forme a volta, le pause, ecc. Una persona che non conosce i significati di tali espressioni comunque sa che si tratta di un linguaggio, comprende che sono “segnali di fumo” e capisce la differenza che esiste tra questo e il semplice fumo che segnala il fuoco sulla montagna.
Il codice di segnaletica internazionale per pedoni ed auto è stato realizzato con segni che indicano oggetti, fenomeni o attività, non nel senso del linguaggio tribale, ma in quello del segno associativo di fumo-fuoco.