Chiarimento sull’esperienza. (1)
Questa esperienza ha lo scopo di rendere evidente per il praticante 1a relazione che esiste tra i pensieri (in questo caso le immagini) e le tensioni viscerali, interne, del corpo. Il presente lavoro non solo permette al praticante di ottenere delle distensioni profonde adeguate, ma lo mette decisamente in guardia contro le immagini negative che tanto spesso producono debilitazioni di tipo psicosomatico. Inoltre, esso cerca di fargli comprendere la reversibiltà di questo fenomeno, e cioè che le tensioni o le irritazioni corporee profonde motivano immagini e stati d’animo.
C’è gente intorno a me. Siamo tutti vestiti da minatori. Aspettiamo che salga il montacarichi. E` molto presto. Una tenue pioggerellina cade dal cielo plumbeo. Scorgo, in lontananza, la sagoma nera della fabbrica che manda bagliori con i suoi altiforni. Le ciminiere vomitano fuoco. Il fumo si leva in dense colonne.
Distinguo, in mezzo al ritmo lento e distante delle macchine, una stridula sirena che annuncia il cambio di turno del personale. Vedo lentamente salire il montacarichi che, con una forte vibrazione, si ferma infine ai miei piedi.
Avanziamo fino a piazzarci sulla piattaforma metallica. Si chiude una grata scorrevole e incominciamo a scendere lentamente, fra il mormorio di voci.
La luce del montacarichi mi consente di vedere la parete rocciosa che passa vicinissimo a noi.
A mano a mano che scendiamo, la temperatura aumenta e l’aria si fa pesante.
Ci fermiamo davanti a una galleria. Esce la maggior parte degli occupanti del montacarichi. La grata si richiude. Siamo rimasti in quattro o cinque minatori. Continuiamo il cammino, sino a fermarci in un’altra galleria. I rimanenti occupanti scendono. Rimango solo e ricomincio a scendere.
Infine, la piattaforma si ferma con gran fragore. Spingo la grata e avanzo introducendomi in una galleria appena illuminata. Sento il rumore del montacarichi che torna su.
Davanti, su delle rotaie, c’è il carrello del trasporto. Vi salgo sopra e avvio il motore, procedendo quindi lentamente lungo il tunnel.
Fermo il carrello al termine delle rotaie. Scendo e comincio a scaricare gli attrezzi. Accendo la lanterna del mio casco.
Sento degli echi lontani, come di trapani e martelli idraulici… ma avverto anche una flebile voce umana che chiama con toni strozzati. So bene di che si tratta! Lascio gli attrezzi e mi butto delle corde sulla spalla. Afferro una piccozza e avanzo risolutamente per il tunnel che si va restringendo. La luce elettrica è rimasta là dietro. Mi oriento soltanto con il fanalino del casco. Di tanto in tanto mi fermo ad ascoltare di dove viene il lamento.
Tutto rattrappito arrivo in fondo al tunnel. Davanti a me, nello scavo praticato di recente, termina la galleria. Il materiale sparso mi fa capire che la volta è franata. Fra rocce e travi spezzate scorre dell’acqua. Il pavimento è ridotto una fangaia in cui i miei stivali affondano.
Smuovo varie pietre, aiutandomi con la piccozza. D’improvviso rimane allo scoperto una fessura orizzontale. Mentre studio la maniera di scivolarvi attraverso, percepisco nettamente i gemiti … di certo il minatore intrappolato si trova a pochi metri di distanza.
Introduco il manico della piccozza fra i massi e vi lego un capo della corda, passando l’altro intorno alla cintola. Regolo la mia legatura con una fibbia di metallo.
Mi immergo nella cavità con difficoltà. Strisciando sui gomiti, avanzo per una ripida discesa. Vedo, alla luce del casco, che il condotto si restringe fino a chiudersi del tutto. Il caldo umido è soffocante, il respiro difficile, (*)
Ai miei piedi scorre una spessa melma. A poco a poco mi ricopre le gambe e scivola appiccicosa fin sotto il petto. Mi rendo conto che il mio angusto spazio rimarrà fra poco del tutto coperto di fango. Esercito una pressione verso l’alto ma la schiena urta contro la roccia viva. Provo a indietreggiare… ma non è più possibile. La voce querula è molto vicina. (*)
Grido con tutte le mie forze e il terreno cede trascinandomi nel suo smottamento…
Un forte strattone alla cintura coincide con il repentino arresto della caduta. Rimango appeso alla corda come un assurdo pendolo di fango.
La mia corsa si è fermata vicinissimo a un pavimento ricoperto da un tappeto. Vedo adesso, in un ambiente fortemente illuminato, un’elegante sala nella quale distinguo una specie di laboratorio ed enormi librerie. Ma il carattere d’urgenza imposto dalla situazione mi spinge a studiare la maniera di uscirne.
Con la mano sinistra sistemo la corda tesa e con l’altra apro la fibbia che la tiene fissata alla mia cintura. Dopodiché cado morbidamente sul tappeto.
Che maniere, amico…! – fa una voce flautata. Mi volto e resto di sasso.
Ho davanti a me un omuncolo di, sì e no, sessanta centimetri di altezza. A parte le orecchie leggermente puntute, si direbbe molto ben proporzionato. E` vestito a vivaci colori ma con un inconfondibile stile da minatore.
Mi sento fra il ridicolo e il desolato, quando quello mi offre un drink. In ogni modo, mi rimetto in sesto bevendolo senza battere ciglio.
L’omuncolo giunge le mani e le porta alla bocca a mo’ di portavoce. Quindi emette il gemito che ben riconosco. A questo punto monta in me un’enorme indignazione. Gli chiedo che cosa significhi una burla del genere e mi risponde che, grazie ad essa, in futuro la mia digestione migliorerà. (*)
Il personaggio continua dicendo che la corda stretta alla vita e all’addome nella caduta ha fatto un ottimo lavoro; e così il percorso sui gomiti lungo il tunnel. Per concludere il suo strano discorso, mi chiede se per me ha qualche senso la frase: “Lei si trova nelle viscere della terra”.
Rispondo che è un modo figurato di dire le cose, ma l’altro replica che in questo caso si tratta di una grossa verità. E poi soggiunge: “Lei si trova nelle sue stesse viscere. Quando qualcosa va male nelle viscere, la gente pensa cose che fuorviano. A loro volta, i pensieri negativi pregiudicano le viscere. Cosicché, d’ora in avanti, lei starà attento a questo fatto. Se non lo fa, mi metterò a camminare e lei sentirà un gran solletico e ogni genere di disturbo interno… Ho dei colleghi che si occupano di altre parti, come i polmoni, il cuore, eccetera”.
Ciò detto, l’omuncolo prende a camminare sulle pareti e il soffitto, mentre io avverto delle tensioni nella regione addominale, al fegato e ai reni. (*)
Poi, con una pompa d’oro mi getta addosso dell’acqua, ripulendomi scrupolosamente dal fango. Mi asciugo all’istante. Mi sdraio su un ampio divano e comincio a rilassarmi. L’omuncolo passa ritmicamente una spazzolina sul mio addome e la vita, producendomi un notevole senso di distensione in quelle zone. Mi rendo conto che, con l’alleviarsi dei malesseri allo stomaco, al fegato e ai reni, mutano le mie idee e i miei sentimenti. (*)
Percepisco una vibrazione e avverto che mi sto sollevando. Sono sul montacarichi che risale verso la superficie della terra.
Raccomandazione
Considerare se si è riusciti a rappresentare correttamente la scena relativa alla « passata della scopa ». Nel caso in cui si presentino resistenze, ripetere l’esperienza fino a superarle.Verificare se, nella vita di tutti i giorni, lo stato di alcuni punti del corpo affetti da tensioni o irritazioni interne si è modificato grazie all’esperienza.
Nota dell’autore
L’omuncolo della miniera è uno gnomo, personaggio delle profondità della terra, assai diffuso in leggende e fiabe europee. Per il modo in cui è trattato in questa esperienza, (secondo il punto di vista proposto dall’interpretazione allegorica della nostra psicologia n.d.redazione), risulta essere una allegoria che corrisponde alla traduzione di immagini visive di impulsi cenestesici di tipo viscerale.
N.d. redazione: il testo segnato con (1) relativo ai chiarimenti, raccomandazioni e note era presente nella edizione del 1980, l’autore nella revisione eseguita nel 1988, lo ha sostituito con le attuali note. Il libro è stato così pubblicato nel 1989 in 16 lingue.
La redazione ha ritenuto utile inserire il succitato testo originario in quanto permette un’ approfondimento delle narrazioni e dei giochi di immagine, non solo come opere letterarie, ma come “modello di meditazione dinamica, il cui oggetto è la vita di chi medita e la cui intenzione è individuare e superare i conflitti.
Le esperienze guidate permettono, a coloro che le praticano,di riconciliarsi con se stessi, superando le frustrazioni ed i risentimenti passati, ordinando le attività presenti e dando al futuro un senso che elimini le angosce, i timori ed il disorientamento.